martedì 13 febbraio 2018

ANDREA VERDINA TRA  COMPLETO E SALTO OSTACOLI:
 “RICORDI E PROGETTI FUTURI”.
"Continuo a preferire il formato vecchio perché rendeva il cavaliere molto più vicino e sensibile e confidente con il cavallo, pur capendo e rispettando i cambiamenti odierni.”
cit. Andrea Verdina

Il cavaliere di Novara svolge la propria attività a Badgerstown, alle pendici  delle “Malborough Downs”, quartiere generale dal 2012, di Sir  Mark Todd,  leggenda vivente del completo di tutti i tempi. Lavorerà sul salto, una volta al mese, con Nelson Pessoa.
 A cura di Giulia Iannone

Andrea Verdina nasce a Novara il 9 agosto 1969. 
A cavallo dall’età di 10 anni, non ci sono tradizioni equestri nella sua famiglia. Allievo di Antonio Tabarini, cresce e si evolve tecnicamente secondo i sacrosanti principi della scuola italiana per eccellenza, secondo gli insegnamenti del “Marchese” Fabio Mangilli. 
Andrea vive e lavora in Inghilterra dal 1997, da due anni presso la scuderia della leggenda vivente del completo di tutti i tempi, Sir Mark Todd. Dalla sua postazione privilegiata in UK, il cavaliere olimpico di Sidney, ha parlato con noi al telefono di ricordi sempre vivi ed attuali, di cavalli di ieri e di oggi, di spunti e riflessioni tecniche, dell’appena concluso Eventing Forum 2018… del suo lavoro come coach e di proposte tecniche e formative per molti appassionati ed aspiranti completisti.
Ecco cosa ci ha detto Andrea Verdina….  

Come ti sei avvicinato alla  disciplina del completo?
“ Il mio istruttore, Antonio Tabarini,  era orientato per questa disciplina. Posso dire con gioia ed orgoglio di essere stato il suo primo pupillo.  L’impronta tecnica del proprio coach significa molto sin dall’inizio. Poi ho avuto dei cavalli della federazione già da  junior. Ho partecipato a due campionati europei juniores e poi mi hanno chiamato ai Pratoni del Vivaro per montare i cavalli della FISE. “
Il presente di Andrea Verdina:
"Ho comprato, con una proprietaria inglese, una cavalla buona da Stefano Brecciaroli, sta andando molto bene, si chiama Yakuma BK. Era di Andrew Nicholson."
Cit. Andrea Verdina

Eri e sei un talentuoso?
“ Talento! Questo non spetta a me dirlo! Diciamo che le cose mi venivano bene, mi riuscivano  facili. Ho avuto la fortuna di avere grandi tecnici, cavalli utili che mi hanno insegnato molto ed incanalato sulla giusta strada. Crescendo ho poi imparato che senza la dedizione e la continua ricerca della perfezione, il solo talento non e’ abbastanza. Ho avuto la fortuna e l’onore di fare alcune lezioni con il Marchese Mangilli”. 
"Sono legatissimo ai Pratoni del Vivaro:
considero quel posto casa mia"
Cit. Andrea Verdina

Qualcuno ti ha notato: per questo sei arrivato ai Pratoni del Vivaro?
“ Ho vissuto l’epoca d’oro dei cavalli federali. Al tempo c’era un distaccamento dei cavalli della Fise a “Le Querce” di Casorate Sempione, sotto la direzione di Fabio Giuliani. Mi era stato affidato un cavallo della Fise ed andavo a montarlo a Casorate. “ Avevo 16 anni, credo.
Raccontaci di questi cavalli della tua età giovanile:che ricordi hai?
“ Il primo cavallo che mi hanno dato da montare si chiamava Ulisse, era un cavallo che nessuno dei Federal Boys voleva! Era un cavallone grosso che non assurgeva al rango di cavallo per categorie  seniores, ma per un giovanissimo poteva essere d’aiuto. Ho fatto con lui le prime gare. Dopo di lui ho montato Black Waterfly dell’Uccellaia e Kub de Pick con cui ho fatto i miei primi campionati europei junior …ma qua stiamo andando indietro tanto! “
Quando arrivano i Pratoni del Vivaro nella tua vita?
“ Dopo tanti anni, sono ancora e sempre legatissimo a questo posto. Sono tanto contento che oggi siano di nuovo attivi! Li consideravo casa mia, ci sono stato circa 5 anni! Lo ricordo come fosse adesso quando ci sono andato. Siamo partiti da Casorate, io e Fabio Magni. Lui ci  era già stato prima di me . Che emozione che fu…mi sentii molto importante. Con me, oltre Fabio Magni, c’era anche Francesco Girardi. Mangilli era già mancato, all’epoca c’era Fabio Giuliani, poi c’è stato un periodo vuoto nel quale facevamo lezione con Albino Garbari, e questo è stato per me il periodo più bello ed interessante. Alla fine arrivò Stefano Busi”
Però tu hai fatto lezione col Marchese Mangilli: dove?
“ Ho fatto poche lezioni quando montavo alle Querce. Antonio Tabarini è stato suo allievo diretto, e quindi mi ha presentato. Il Marchese era al circolo lombardo, ed io ero lì a montare e mi ha guardato alcune volte. Ero molto giovane, Penso di non aver capito, in quel frangente, chi avevo di fronte. Si rivolgeva a me didatticamente in un modo cui non ero abituato, al momento mi colpì, mi toccò  dentro. Non avevo neanche capito l’importanza della sua figura ed il privilegio di quegli incontri. Ho capito anni dopo, pochi anni dopo, le cose che mi diceva. Sento ancora emotivamente il feeling di aver sentito fiorire le sue notazioni tecniche con il tempo. Come se tutto fosse rimasto sopito in me e si fosse espresso con gli anni”.
Questo è Master Song.
" E'stato importante nella mia carriera, con lui ho fatto i campionati europei in Inghilterra e Germania. 

Quali sono stati i cavalli importanti , prima dell’avvento del grigio olimpico?
“ Ce ne sono stati due di rilievo: il primo si chiamava Cambridge, un altro di quei cavalli che non voleva montare nessuno(ma non si poteva dire). Lo montava Bartolo Ambrosione prima di me ed  aveva fatto un brutto volo a Migliarino. Quel cavallo aveva un po’ le gambe di legno, ogni tanto! Io avevo trovato un modo, un compromesso, un dialogo, chi lo sa, ed avevo vinto il campionato italiano senior a Passo Corese- però ero ancora Young Rider, quindi non contava- e poi avevo fatto i primi campionati europei young rider con lui. Il secondo cavallo era Master Song, ed è stato importante nella mia carriera, con cui ho fatto i campionati europei in Inghilterra e Germania. Poi nel 1997 sono partito per l’Inghilterra. In quel periodo non avevo tanti cavalli importanti da montare , così la mia carriera ebbe come una battuta di arresto.”
E qui che entra in scena il grigio Donnizzetti, vero?
“Federico Roman era tecnico della nazionale italiana di completo. Ero in Inghilterra. Dal niente, all’improvviso mi venne affidato Donnizzetti, che era già qualificato per i mondiali con un altro cavaliere. Ci fu un po’ di rumore in Italia… con il grigio ho fatto gli europei senior a Luhmuhlen nel 1999 ed andai bene, poi sono arrivate le Olimpiadi a Sidney e l’anno dopo di nuovo gli europei a Pau, in Francia. Il mio compagno delle olimpiadi del 2000 era un cavallo molto particolare. All’inizio, quando mi è arrivato a casa, pensavo fosse uno scherzo! Poi mi ci sono messo di impegno, con calma e dedizione, e ci siamo compresi. Però all’inizio quando ci sono salito non mi sono sentito sicuramente imbattibile ed invincibile. Era un purosangue neo- zelandese, aveva l’head shaking: questo significava specie in rettangolo, dover fare tutto perfetto e giusto, se no spesso il cavallo si straniva. In Inghilterra un paio di volte è saltato fuori dal rettangolo! Però in salto ostacoli era molto rispettoso per essere un purosangue, e questo compensava molto il lavoro in piano in cui non mostrava grandissimi movimenti. Aveva un grande cuore e bisognava  avere tanta sicurezza e freddezza. Magari piantava grane in allenamento per un cavallettino di esercizio, e poi se mai usciva in un tre stelle e finiva netto nel tempo. Un tipo stravagante, direi! Però si era creato il binomio:  conoscevo le sue particolarità per cui mi fidavo di lui. Aveva esperienza, sapeva quale era la gara importante e quale no: una volta ad Hartpury in una categoria Advanced, mi si è piantato sul numero 1. Ho fatto una carezza e non ho polemizzato con lui! Dovevo sempre sapere come utilizzare i suoi punti forti e come mascherare i suoi punti deboli”
Cosa rappresenta per te la disciplina del completo nel tuo modo di vivere?
“ Non monto più in completo ad alto livello, da molti anni. Mi manca in parte quel tipo di sensazione. Per me ha sempre rappresentato il pinnacolo della horsemanship, quando c’era il formato lungo. In quel contesto c’erano altri tipi di cavalli. Non sono un nostalgico o uno che vive con la testa nel passato, ma su quel format bisognava saperne moltissimo su come gestire i cavalli, come portarli in condizione, quanto spingere prima. Oggi quel fattore è stato eliminato e sono subentrati cavalli di altro tipo. E’ difficile perché oggi è tutto molto più tecnico, il dressage ed il salto ostacoli sono diventati molto sofisticati e si richiede moltissimo in termini di performance. Continuo a preferire il formato vecchio perché rendeva il cavaliere molto più vicino e sensibile e confidente con il cavallo, pur capendo e rispettando i cambiamenti odierni.”
"In salto ostacoli, Donnizzetti,  era molto rispettoso per essere un purosangue, e questo compensava molto il lavoro in piano in cui non mostrava grandissimi movimenti."
Cit. Andrea Verdina

Vivi e lavori in Inghilterra da circa 20 anni. Svolgi principalmente l’attività di coach ed horse scout. Hai dovuto integrare e rafforzare la tua preparazione tecnica “made in Italy” o ti sei trovato a lavorare subito facilmente con essa?
“ Senza arroganza e presunzione, ho subito sentito, confrontandomi con gli altri cavalieri, di avere alle spalle un bagaglio culturale di un certo spessore, molto solido, molto preciso. Il modo in cui si cresce in Italia ed in Europa è diverso dal metodo inglese. Qui loro imparano andando a fare le cacce e dopo si perfezionano. Da noi, ed in tutta Europa, insegnano prima a montare correttamente consolidando l’assetto in sella. Però in Inghilterra c’è più possibilità di confrontarsi con altri cavalieri”
So che sei da due anni nella scuderia di Mark Todd: ci racconti cosa significa per te?
“ Monto accanto a questa leggenda vivente del completo, ogni giorno. Lavoriamo molto bene insieme, in quanto ognuno si gestisce in autonomia il proprio lavoro, però ho la possibilità di osservarlo molto, di prendere ispirazione da lui. Quando avevo 15 anni, studiavo le sue cassette!  Trascorrere  la quotidianità con una personalità del genere, così umile e semplice fa sembrare tutto facile, in realtà  il suo carisma e la sua sapienza equestre emergono da sole. Ogni tanto mentre montiamo, una sua indicazione, fatta di pochissime parole, fa la differenza. Imparo da tutto: da come gestisce la scuderia, come cura i propri cavalli, gli esercizi che mette in campo. E’ una esperienza che non tutti possono fare. Mi reputo fortunato”. 
Sidney 2000, Andrea ed il grigio Donnizzetti
"Era un purosangue neo- zelandese, aveva l’head shaking: questo significava specie in rettangolo, dover fare tutto perfetto e giusto, se no spesso il cavallo si straniva. In Inghilterra un paio di volte è saltato fuori dal rettangolo! " Cit. Andrea Verdina

Mark Todd: sei riuscito a capire l’elisir di lunga vita della sua professionalità?
“ Come tutti i grandi, quelli ever green, è una persona molto semplice. Interagisce e si relaziona con i cavalli con la sensibilità e la competenza semplice e classica fatta di piccole cose. E’ molto metodico nella sua tecnica.  Credo che a fare la differenza sia  il suo talento naturale, e quello non si acquista e non si impara, e poi mi commuove la dedizione perché adesso ha 62 anni e monta a cavallo,  perché lo sente, per passione, per esigenza interiore.  In inverno fa parecchie lezioni per la pausa invernale e va in giro per tenere clinics all’estero “
Oggi al cavallo da completo è richiesto di essere molto preciso in dressage. Anzi tendo a dire, che ci stiamo spingendo molto verso un dressage sovrapponibile a quello puro, forse richiedendo tanta e spesso troppa  “collection”. Cosa puoi dirci anche facendo riferimento a ciò che vedi fare a Mark Todd?
“ Posso dire che Mark Todd cura moltissimo il dressage. Sono stato il  5 -6  febbraio all’eventing forum all’Hartpury College. L’enfasi sul dressage c’è e ci deve essere per forza per essere competitivi , però alla fine bisogna sempre ricordarsi che il completo è anche saltare. A mio avviso, il lavoro che adesso si fa tanto sulla precisione – in esso non fai danni, più ci lavori e più i cavalli maturano e migliorano anche in termini di binomio e feeling- serve anche per la tecnicità che c’è nei percorsi di salto e di campagna. Penso che nel settore , abbiano compreso l’importanza di scegliere i cavalli giusti dall’inizio. Non vedi più cavalli difficili o troppo caldi con i quali si tentava, in passato,  di fare solamente ,  qualcosa. La buona genetica li rende disponibili al lavoro. Un cavallo troppo insanguato, agitato che non collabora, non potrebbe lavorare sulla ripetizione, che crea la precisione.”
la figlia di Andrea Verdina a lezione con Mark Todd

Come era strutturato l’eventing forum: cosa hai visto?
“L’organizzatore dell’evento, Eric Smiley – completista irlandese, oggi eminente coach e tecnico- ha proposto come tema per quest’anno “What’s the limit? Qual è il limite?” intendendo con ciò: fino a che punto possiamo davvero spingere i limiti del nostro sport per stare al passo con evidenti miglioramenti delle prestazioni, sia del cavallo sia del cavaliere? "E, come manteniamo l'integrità dello sport?  Ed ancora: 
In uno sport in cui gli amatori  gareggiano insieme ai professionisti, come possiamo continuare ad aumentare il nostro sport,  senza alienare l'entusiasta amatore?. 
I relatori di quest'anno erano:  il giudice e istruttore internazionale di dressage Sandy Phillips che presentava una lezione di dressage dal titolo” Se non è buono abbastanza, il lavoro non migliorerà”,  Eric Smiley  in persona proponeva una lezione sul salto dal titolo: “la base solida consente di progredire” ;  lo psicologo sportivo Charlie Unwin ha spiegato che “la mente limita il corpo” e l'allenatore della squadra svedese di completo, Fredrik Bergendorff ,ha spiegato come preparasi per raggiungere il vertice, allenandosi su esercizi avanzati di salto. “ Vado a questi forum in primis perché prendo tantissimi spunti, e poi per poter migliorare il mio inglese per il coaching, per superare la barriera linguistica!  Non essendo madre lingua, devo impegnarmi molto.  Eric Smiley ha fatto una lezione su come portare avanti i cavalli giovani, e sono stato molto contento e soddisfatto perché per me è stata una conferma: non ha detto nient’altro se non quello che mi hanno insegnato quando avevo 15 anni,  esattamente le stesse cose : stare un po’ sollevati, lasciar fare al cavallo, lasciargli trovare la battuta curando bene direzione e cavallo dritto. Proprio il modo in cui ci faceva montare Mauro Checcoli “.

Il futuro di Andrea si chiama Yakuma Bk e lo sta traghettando nella disciplina del salto ostacoli

Andrea Verdina, vivi in Inghilterra, ma il tuo pensiero va all’Italia del completo. Cosa potresti fare per il nostro paese, avendo alle spalle tutta questa preparazione tecnica italianissima integrata con quanto vedi ed apprendi in UK?
“ Potrei aiutare tutti quei cavalieri che non hanno mai fatto una esperienza lavorativa all’estero. Li posso guidare verso le gare giuste da fare, cosa vedere, insomma come muoversi qui in Inghilterra. Potrei ospitare anche dei ragazzi in scuderia, lo faccio molto in estate, ma non c’è un limite, posso farlo durante tutto l’anno. L’ho sempre fatto a livello contenuto per questioni di spazio. Ai ragazzi offro ospitalità in casa mia , e condividere la mia vita quotidiana equestre: si va e si lavora in scuderia, si fa lezione, porto a vedere delle gare, faccio fare delle visite nella scuderia di cavalieri importanti, una full immersion anche seguendo quelle che sono le esigenze di ognuno. Attualmente ho due working pupils italiani, uno ha il titolo di OTEB e l’altro è un istruttore II livello, lavorano in scuderia in cambio di lezioni. Sono ragazzi preparati e già capaci, ma che hanno ancora bisogno di essere assistiti ed indirizzati”.
stage recentissimo di Andrea Verdina con Nelson "Neco "Pessoa

 Come tanti altri colleghi del completo, ho letto che, anche tu, ti sei dato al salto ostacoli. Come mai ?
“ Ho comprato, con una proprietaria inglese, una cavalla buona da Stefano Brecciaroli, sta andando molto bene, si chiama Yakuma BK. Era di Andrew Nicholson. L’ho presa alla fine dei 5 anni in Italia. Poi ha fatto tutti i 6 anni con me qui in Inghilterra ed i 7 anni l’anno scorso. Ha fatto un paio di internazionali bene.  Quest ’anno ha iniziato a saltare seriamente. Per me il salto ostacoli è affascinante, sono molto preso e coinvolto perché è un mondo che comunque conosco, ma non così bene come quello del completo. 
Mi piacerebbe trovare un’opportunita’ con allevatori o privati Italiani interessati a produrre cavalli in Inghilterra. Mi dà carica e motivazione, mi stimola, come quando affrontavo ,da ragazzino, i primi completi. Ho appena finito, proprio in questi giorni,  uno stage privato con Nelson Pessoa e sono molto motivato!!”
"Il salto ostacoli mi stimola di nuovo, come quando affrontavo i primi completi"
Barriere a terra con Nelson Pessoa: non si smette mai di imparare!





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